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Sull'alternanza Scuola-Lavoro e come la SOS dovrebbe approcciarvisi.

Il trittico delle riforme varate dal governo del fare pare il nucleo di una famiglia tradizionale, il Jobs act, padre severo e laborioso s'applica senza remore per il sostentamento dei figli, la madre, lo Sblocca Italia, come una signora di mezz'età, ma ancora avvenente, sta lì, a occuparsi delle cose di casa e poi c'è lei, piccola ma così piena di vitalità e idee, La Buona Scuola. Mamma se mi fa schifo questo parallelismo, ma manco queste riforme mi piacciono, e quindi tant'è. Su ognuna potremmo fare focus e sparare a zero, come un mitragliatore israeliano sui soccorsi, dopo un bombardamento al fosforo. Ma oggi, lo dice il sottotitolo, parleremo di Buona Scuola, e nello specifico dell'alternanza Scuola-Lavoro.

[...] Il Progetto/Percorso di alternanza scuola lavoro si articola in moduli didattico-informativi, svolti in classe o in azienda, e in moduli di apprendimento pratico all’interno del contesto lavorativo.
Rispetto al tirocinio/allo stage, l’alternanza scuola lavoro è un percorso più strutturato e sistematico dotato di obbligatorietà, forte impegno organizzativo con un dispiego di esperienze all’interno di un triennio.

L’alternanza è parte integrante della metodologia didattica e del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, mentre il tirocinio è un semplice strumento formativo.

L’alternanza scuola lavoro si distingue anche dall’apprendistato in quanto si configura come progetto formativo e non come rapporto di lavoro. L’apprendistato è un vero e proprio rapporto di lavoro che prevede un contratto, un piano formativo e l’aderenza alla normativa del Jobs Act. [...]

(1) Partiamo da un assunto imprescindibile, qualcosa che è importante chiarire semanticamente al fine di una più limpida disquisizione.

L'alternanza Scuola-Lavoro (da ora AS), non è lavoro.

Perché il lavoro prevede scelta, salario remunerativo, la possibilità di costruire istanze sindacali. E nessuno studente, costretto, e questo è bene non dimenticarlo, ha accesso a nessuna delle tre. Sono già molti i casi in cui si smaschera la riforma per quello che è, o se i benpensanti preferiscono, come è facile aggirare le buone intenzioni del governo a vantaggio di pochi.

(2) La persona che sta scrivendo quest'articolo, fra i vari difetti, è anche un Foucaultiano convinto e quindi crede che ogni legge esiste per assicurare lo status quo e non per normare i rapporti fra gli indivuidi, viene da se che nel sistema ordoliberista attutale, lo status quo prevede manovalanza a basso costo, profitti alti per figure manageriali, supporto statale a progetti del genere.

La buona scuola, con la AS assicura tutto questo, spacciandolo per formazione.

Fare di tutta l'erba un fascio è tanto errato quanto facile, ed è davvero facile in questo caso, ma non posso escludere l'idea che qualche virtuoso sia davvero interessato, in via del tutto filantropica, a formare la prossima adultità nelle proprie strutture, ritenendo il percorso scolastico in sé manchevole per il futuro dei figli d'Italia. D'altra parte però, sono già noti i casi di ragazzi e ragazze costretti a lavori impropri, a lavare i cessi, a portare i vassoi, a distribuire volantini.

(3) Certo, una parte di me, quella che si è formata in un Itc di secondo ordine un po' gode all'idea di questi spocchiosi liceali nelle loro orribili Hogan, costretti a macinare kilometri facendo lavori di merda, ma quello è il piccolo me, e deve alimentare il mio titanismo adolescenziale e lasciare spazio a riflessioni un po' più alte e meno di parte e quindi taccia. Al di là dell'acredine giustizialista di chi s'è formato in un istituto industriale c'è il dato reale, ed il dato reale è che la AS permette bassa manovalanza gratis a grandi strutture, la conseguenza ovvia è una svalutazione nel mondo del lavoro, a favore di pochi, opprimendo i molti, lo status quo. E gli esempi virtuosi, amici miei, non reggono, perché come quando si programma, si progetta o si edifica, valgono più gli errori delle cose andate a buon fine. Perché un bug, un refuso, errori di calcolo sulle fondamenta, costano rispettivamente tempo, spazio e vite umane.

Dando per assodato che il già scritto è condivisibile, viene da chiedersi come Sos dovrebbe rispondere a AS, perché Sos deve rispondere. Se oltre che una srl siamo una nuova idea di come bisognerebbe approcciare alla formazione, se parliamo di saperi condivisi ed esperire diffuso, qualcosa sul demonetizzare l'impegno di una generazione, sulla visione adultocentrica del processo formativo, sulla verticalità dell'offrire formazione a forza, beh signori, la dovremmo dire.

Ed ecco la proposta, purtroppo Sos per esistere ha bisogno di un profilo legale, la cosa mi addolora, ma cosa volete che vi dica, è la democrazia. Me la tengo e taccio. Però questo produce nel suo profilo un'internità che andrebbe sfruttata per dimostrarsi rivoluzionari come ci si racconta, come dovremmo essere, sia dunque Sos una struttura di accoglienza per i ragazzi che devono aderire all'Alternanza, ed offra quello che l'istituzione scuola ha scelto di negare, scelta, salario remunerativo e la possibilità di manifestare istanze sindacali.

Sos dovrebbe accogliere gli studenti e dire loro che se vogliono stare parcheggiati negli spazi a non fare nulla possono, perché loro è il diritto all'ozio e dovere è accogliere ciò che ne consegue (cioé non produrre ricchezza per sé né profitto per terzi), dovrebbe offrire diversamente a quanti vogliono imparare la possibilità di apprendere, a quanti vogliono lavorare la possibilità di ricavarne un salario e soprattutto dovrebbe concedere gli strumenti a quelli che lo vogliono, di cavillare come credono sulle cose della vita e del futuro, perché entrambi gli appartengono.

Sos dovrebbe mettere a sistema questo metodo con tutte le altre realtà affini, dovrebbe imporsi su questa linea nelle proprie strutture e rendere pubblica questa posizione, perché confliggere con il potere è cosa da pirati e da rivoluzionari, hackerarlo è quello che rende queste azioni divertenti oltre che gloriose.

Alfonso Errico

Bibliografia necessaria e parziale, perché l'opinione, checché se ne dica, non è un diritto imprescindibile.

1 - MIUR
2 - Repubblica
3 - Inchiesta sull'alternanza scuola lavoro

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