Selezione XYZ2020 🌟 SuperNòva

Laboratorio X


Matteo Coluccia

↳ Fara Gera d'Adda

Non è facile dire chi sono, ogni anno che passa la mia identità si trasforma in base alle persone, i luoghi e le idee con cui entra in contatto. Sono il frutto di un continuo “contagio”, un contagio positivo che ci fa sognare, sbagliare e stare in movimento. Sono stato uno sportivo che dava tutto per la corsa fino a quando una serie di infortuni l’hanno fermato. La soluzione trovata è stata fondare un sito web con il quale restare in contatto con quel mondo in un modo un po’ diverso ma pur sempre gratificante. Nel frattempo il me musicista è riuscito a fondare una piccola band che negli anni ha generato un proprio repertorio di musica (funk strumentale) e si è allargata fino ad essere un gruppo di 5 elementi dal nome dissetante di Funky Lemonade. Finite le superiori il me studioso ha deciso di iscriversi a Filosofia, incuriosito dal mondo dei pensieri e delle idee. Oggi quel percorso si è temporaneamente chiuso con il conseguimento della Laurea Triennale nella tesi: “Un’analisi critica della memetica”. Mentre il me studioso era impegnato con l’Università, il me sportivo ha iniziato a spostarsi dalla pianura alla montagna e ha conoscere il mondo della Corsa in Montagna. A fine 2017 la redazione del sito web Corsainmontagna.it mi ha chiesto di lavorare per loro, sia andando agli eventi di persona che gestendo le pagine social e pubblicazioni sul sito. Questa parte di me ha avuto la fortuna di conoscere piccoli paesi montani, atlete e atleti di tutta Europa e non (Galles, Francia, Austria, Slovenia, Andorra…). Nel frattempo nel paesino di provincia dove il me più autoctono continuava a vivere è comparsa l’opportunità di gestire insieme ad altri ragazzi un’associazione giovanile: Spazio ESCO di Cassano d’Adda (MI). L’associazione organizza da ormai 7 anni eventi di vario tipo: concerti, spettacoli teatrali, mostre d’arte, cineforum, jam session, stand-up comedy night ecc. Con il tempo è diventata un’abitudine, riunioni tutti i lunedì sera e anche uno spazio dove potersi trovare a prescindere dall’organizzazione di eventi. E niente, ora eccoci qua, tutti i vari me messi assieme che ogni giorno in un qualche strano modo si tengono uniti e resistono al trascorrere del tempo… Tutti noi (i miei vari me) siamo venuti a conoscenza della Scuola Open Source e di XYZ grazie al nostro amico Fred Fumagalli che è stato la scintilla che ha fatto partire la catena di eventi che vedete scritti qui sopra durante alcune giornate di cogestione presso il Liceo scientifico che frequentavamo. Ci piacerebbe davvero poter partecipare ai laboratori xyz per poter aumentare ancora di più il “contagio” di cui abbiamo parlato prima. Quel meccanismo che ci ha portato ad essere qui ora a scrivere questa lettera di presentazione, quel qualcosa che ci ha fatto conoscere diverse sfaccettature del mondo: idee, arte, natura, persone. Sarebbe bello incontrare anche cose diverse da noi per poterci mettere in discussione ed essere spinti a modificare/creare una nuova parte di noi stessi, una parte che nascerà dall’interazione con questi nuovi elementi. Non abbiamo nulla da aggiungere: se io e i miei tanti sé vi abbiamo convinto ci vediamo a Novara!

Gaia Tarani

↳ https://drive.google.com/file/d/1SCdnt9kG7hF4gQQbtvPtMjnh-KpxEOQo/view?usp=sharing

Ho due vite: in quella che vivo nella mia mente mi immagino essere e fare mille cose diverse, dall'attivista politica alla contadina moderna, dalla psicologa all'esploratrice; in quella reale, sono una progettista sociale, al momento impegnata come social media manager per un progetto europeo sulla green economy. Ho una formazione universitaria in Scienze Politiche e Cooperazione allo Sviluppo Sostenibile, ho viaggiato per intraprendere esperienze lavorative che in qualche modo sono accomunate da un filo conduttore: il mio spontaneo entusiasmo e la mia curiosità per tutte le diverse modalità attraverso cui le persone cooperano per il bene comune. Sebbene non abbia studiato comunicazione e non abbia mai avuto l'intenzione cosciente di formarmi in questo campo, sono stata coinvolta in incarichi nell'area della comunicazione esterna in tutte le mie esperienze lavorative in organizzazioni non governative. Ho imparato facendo e così, nel corso del tempo, ho realizzato che raccontare un'idea, un progetto, una missione o una visione, mi piace e appaga il mio desiderio di coinvolgere gli altri in tutto ciò a cui riconosco un valore per la collettività. Oggi è fondamentale farlo ricordandosi di dare la giusta attenzione al pubblico locale e quello internazionale - inteso come europeo, soprattutto - quindi saper scegliere i giusti strumenti, sia online che offline. Ho deciso di tornare nella mia città natale, Terni, perchè voglio rendermi utile nel posto dove penso ci sia più bisogno e credo che mettere la mia esperienza e la mia voglia di fare al servizio delle comunità locali soddisfi pienamente tutto ciò che immagino nella mia mente.

Benedetta de Falco

↳ Bari

Mi chiamo Benedetta e ho 25 anni. Le mie radici affondano tra la Calabria e la Puglia. La natura viva di queste terre hanno sensibilizzato da sempre il mio sguardo critico verso il territorio, anche nei suoi aspetti più brutali come la storia che accompagna queste regioni: funambole tra bellezza e violenza. Nel tempo, per effetto osmotico, questa poetica territoriale è diventata per me esistenziale, se non luogo privilegiato da cui guardare il reale. La mia storia biografica si è intrecciata con quella accademica e professionale nell'intento di migliorare e problematicizzare il contesto culturale, sociale ed economico in cui vivo. Mi sono laureata alla magistrale in Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello spettacolo, trattando una tesi nelle seguenti materie: geografia economica, valorizzazione urbana e filosofia estetica. Ho imparato a guardare il territorio come spazio d’analisi di fenomeni multiformi sia come luogo progettuale, inteso come volontà di esprimere il genius loti e rispettare la sua comunità. L’interdisciplinarietà della facoltà scelta mi ha permesso di sviluppare e completare i punti di vista teorici e non attraverso cui interpretare un locus, inteso nei suoi confini fisici, culturali, politici, e paesaggistici. Il mio progetti di tesi finale testimonia questo fervore inerente al tema. Il mio progetto di tesi Magistrale tra Geografia economica e Filosofia Estetica si intitola“ Smart city e ghost town: scenari di un’Italia incompleta e incompresa”. Nasce da una nota biografica, prima ancora che da un topic di studio accademico. Nasce dalla mia condizione di migrante, di meridionale, di cittadina, essendo nata a Bari e avendo vissuto a Milano, ma anche paesana poiché cresciuta nel comune di Rossano Calabro. Chiedermi se fosse giusto questo moto migratorio verso la ricchezza e da dove questa provenisse, in base a quali logiche di potere si definissero gli spazi, è diventato il centro dei miei studi passati, del mio presente lavorativo,, mi auguro il mio futuro. Nella mia tesi, nei miei articoli e nei miei lavori artistici ( assistente alla regia, drammaturgia, fondatrice di Fiuminarso)non ho potuto rinunciare a lottare per la giustizia del territorio, comunicarne intuizioni e considerazioni, sperimentando i più svariati mezzi espressivi. Credo fortemente che non esiste un solo modello a cui ambire, ma raccontare economie interstiziale, viverle, e svilupparle può aiutare ad invertire tendenze predominanti ma non per queste rispettose e giuste. La dimensione artistica che ha accompagnato da sempre e ha affinato la mia concezione di comunità è certamente quella teatrale, senza la quale non riuscirei ad immaginare alcuna utopia. Il teatro ancora insegna relazione, spazio, ascolto. Unire il teatro e il territorio rappresenta per me un binomio traducibile in comunità e spazio che devono costantemente assecondare e trovare un giusto equilibrio. Infine la scrittura attraversa in modo costante qualsiasi azione della mia vita. Unirmi al laboratorio nella seziona dell'identità, rappresenta per me il proseguimento naturale dei miei studi, della mia analisi, e della mia voglia di dialogare, comprendere ed unire sinergie per immaginare nuove possibilità per le nostre comunità e per le nostre speranze. Potermi confrontare con chi come me nutre le stesse passioni e condivide esperienze nell'ambito sarebbe cruciale per capire come migliorare il mio modus operandi. Da molto tempo seguo Open Source School ma non sono mai riuscita a partecipare a nessun corso. Ora che sono ritornata al Sud sarebbe fondamentale confrontarmi su questioni pregnanti come il design della comunità Da neo-laureata e insofferente all'iter classico da lancio curriculum a Marzo 2020 ho creato un progetto per il rilancio della Costa Jonica , a Nord della Calabria con la creazione di un Comitato, Fiuminarso ( info su pagina e articoli CheFare, Openonline) , il cui fine è riattivare i luoghi storici abbandonati e le comunità calabresi spesso isolate, il cui potenziale è dissipato dall’assenza di intermediari, di centri, di punti di rifermento culturali e sociali. Questo progetto e il suo ampio consenso nascono da un'urgenza. non si può avvertire alcun cambiamento che non attraversi un punto di vista geografico così come si dispiega etimologicamente il termine: il disegno della terra. Sento profondamente la responsabilità di restituire ai disegni geografici il loro significato d’origine per misurarne il presente, il suo cambiamento, ed il contingente attraverso le soggettività che lo caratterizzano: la comunità.

Scilla Gerace

↳ Vespolate (NO)

Mi chiamo Scilla Gerace, ho trentadue anni e abito a Vespolate, in provincia di Novara. Ho studiato presso il Liceo Classico “Carlo Alberto” e successivamente ho frequentato il corso di Lingue e Letterature Straniere presso L'Università degli Studi di Milano, senza però terminarlo. Sono una persona curiosa e appassionata e per molti anni ho avuto difficoltà a trovare la mia strada. Quando si hanno molti interessi è difficile categorizzarsi, per questo - durante tutti i miei vent'anni – mi sono sentita una persona liquida: in un mondo di caselle, io passavo fra le intercapedini. Le caratteristiche che mi hanno sempre accompagnata sono il desiderio di conoscenza, l'amore per le parole e la volontà di costruire un mondo che si basasse su principi etici e sull'empatia. Quando ho capito che per arrivare a costruire un mondo si dovesse partire da uno spazio più piccolo, ho riaperto – insieme ad alcuni amici – la Pro Loco del mio paese. Per quattro anni mi sono dedicata quasi interamente a questo territorio, ridando vita a vecchie tradizioni locali e creandone di nuove. Questa esperienza mi ha insegnato molto e mi ha aperto gli occhi sulla necessità di armarsi come in battaglia, anche quando si tratta di fare cultura. La mia arma migliore è la parola. Non mi piace scrivere, perché mi mette di fronte a tutte le mie paure: l'ovvietà, prima di tutte. Ma quando scrivo mi sento me stessa e tutte le volte che ho provato ad allontanarmene, mi si è parata davanti, come la famosa montagna che va da Maometto. Nel 2017 ho trovato un luogo in cui la mia montagna non risultava più così impossibile da scalare: il Nuovo Teatro Faraggiana. Con il progetto “L'Italia dei Visionari” ho conosciuto persone simili a me, persone con gli stessi ideali e con cui posare i mattoni di uno spazio aperto a tutti e che guardasse al futuro. Continuo ancora oggi a collaborare con il teatro per vari progetti, considero le persone che vi fanno parte quasi una seconda famiglia. Questa esperienza profondamente formativa, mi ha dato l'occasione di riconnettermi con le mie radici, ossia con il mio vecchio Liceo, un altro luogo a cui sono legata. Lì sono diventata tutor per il “Dalla Mia Riva” festival, un progetto di scuola-lavoro in cui gli studenti imparano a organizzare e gestire un festival culturale. Durante l'anno scolastico mi occupo del laboratorio per la messa in scena di uno spettacolo teatrale, che solitamente prevede la riscrittura di un testo classico. È sempre un percorso affascinante, perché lo costruiamo con i ragazzi, che non si trovano a imparare un testo già scritto, ma lo vivono e lo incarnano mentre prende forma. E quello che rimane non è solo uno spettacolo teatrale, ma una crescita sia personale che di gruppo. Questa è una breve descrizione della mia storia, fino ad ora. Il futuro - mi piacerebbe poterlo iniziare con “XYZ”. Conosco lo spazio “Nòva” e credo abbia delle eccezionali potenzialità. Le persone che lo gestiscono sono altrettanto incredibili. Sono fermamente convinta che a Novara esista la formula chimica per una rivoluzione culturale e “XYZ” potrebbe esserne la scintilla.

Laboratorio Y


Laboratorio Z


Virginia Roghi

↳ Milano

Piacere, sono Virginia Roghi e sono uno psicologo/psicoterapeuta in formazione psicoanalitica.Lavoro in privato con i miei pazienti da 2 anni e nell’ospedale di Novara da 1.Da 10 anni mi occupo di laboratori gruppali sulla real time performance e l’educazione all’espressione delle emozioni tramite la teatralità, prendendo spunto da Mejerchol'd, Jan Fabre e Gaetano Oliva.Desidero da anni trovare una modalità efficace per coniugare la mia professione all’arte e la cura delle fragilità e delle vulnerabilità combinando la ricchezza creativa dell’espressione corporea e la terapia della parola.Lo spazio che proponete a Novara e la cura che proponete per questo spazio mi fa pensare che, studiando i processi di cura di uno spazio di questo genere io possa trovare una chiave per coronare il mio sogno e nel contempo, lavorando a Novara reputo questa rivalutazione dell’ex caserma Passalacqua un’opera grandiosa per la comunità che desidero sostenere e conoscere quanto possibile dall’interno.Piacere, sono Virginia Roghi e sono uno psicologo/psicoterapeuta in formazione psicoanalitica.Lavoro in privato con i miei pazienti da 2 anni e nell’ospedale di Novara da 1.Da 10 anni mi occupo di laboratori gruppali sulla real time performance e l’educazione all’espressione delle emozioni tramite la teatralità, prendendo spunto da Mejerchol'd, Jan Fabre e Gaetano Oliva.Desidero da anni trovare una modalità efficace per coniugare la mia professione all’arte e la cura delle fragilità e delle vulnerabilità combinando la ricchezza creativa dell’espressione corporea e la terapia della parola.Lo spazio che proponete a Novara e la cura che proponete per questo spazio mi fa pensare che, studiando i processi di cura di uno spazio di questo genere io possa trovare una chiave per coronare il mio sogno e nel contempo, lavorando a Novara reputo questa rivalutazione dell’ex caserma Passalacqua un’opera grandiosa per la comunità che desidero sostenere e conoscere quanto possibile dall’interno.

Anita Vicenzi

↳ Torino

Il primo amore è la filosofia, in particolare quella morale, e infatti nel 2014 mi laureo all’Alma Mater di Bologna con una tesi in Bioetica. Lo stesso anno mi sposto a Torino per inseguire il mio grande amore: la scrittura creativa. Qui, nel 2016, mi diplomo alla Scuola Holden in Crossmedia Storytelling. 
 Dopo alcuni oscuri anni passati nel digital marketing, mi rendo conto che il mondo della pubblicità non fa proprio per me e appendo il copywriting al chiodo. Nel 2019 mi iscrivo quindi al Master in Relational Design, dove scopro come mettere insieme scrittura, creatività e filosofia per creare processi di design thinking in ottica sociale. Qui imparo quante sono le diversi declinazioni dell’innovazione sociale, appassionandomi particolarmente ai processi di creazione di comunità, alle pratiche relazionali nell’arte e all’idea di sostenibilità umana come centro del discorso sia ambientale che di rigenerazione sociale e urbana. Anche grazie al tirocinio formativo che sto svolgendo presso Kilowatt, alle Serre dei Giardini Margherita di Bologna, sto esplorando diverse tecniche di community organizing e co-progettazione, e sono sempre alla ricerca di nuovi progetti sui quali sperimentare. Quando non penso a come innovare spazi e quartieri partendo dai bisogni di chi li vive, organizzo eventi clandestini DIY di musica elettronica sperimentale, faccio girare musica in vinile e registro podcast. Pratico Atha yoga, sfreccio in bicicletta tra gli orti contadini della città e scatto fotografie in analogico. Mi piacerebbe partecipare a XYZ per progettare una comunità facendo comunità. Per far incontrare le mie idee e suggestioni con quelle di altri avventurosi pensatori e pirati dell'innovazione. Possibilmente vorrei riemergere dall’esperienza con un forziere di nuove domande, input inaspettati e nuovi meravigliosi immaginari.

Alice Forestan

↳ Montegrotto Terme

Mi chiamo Alice Forestan e sia come progettista che come persona sono sempre stata affascinata da tutto ciò che è difficilmente catalogabile con un’etichetta specifica. Non a caso, giunta quasi al termine dei due anni di magistrale in Design del Prodotto e della Comunicazione Visiva, mi riscopro nuovamente a lottare contro le definizioni e a cercare nel cambiamento la chiave per un modo diverso, ampliato, di fare progettazione. L’etichetta “Design del prodotto” è per me come uno strambo vestito aderente che a volte calza bene, mentre altre troppo stretto, rendendo scomodi i movimenti naturali del mio corpo. Col tempo ho capito infatti che al di là e prima ancora della progettazione di prodotto, trovo stimolante e potente la fase di pre-progettazione e ricerca che abbraccia metodologie iterative tra cui il design thinking, la user research, l’osservazione dei comportamenti delle persone, lo studio della psicologia e dei contesti d’uso in cui le persone agiscono. Tuttavia mi rendo conto di aver avuto troppe poche occasioni per immergermi in questi ambiti di progettazione, che a mio avviso sono ancora poco apprezzati e insegnati dentro le università. Così quando ho letto di “professionisti dei lego, coltivatrici di comunità, innescatori di processi, teoriche dell’indecisione, attaccatori seriali di post-it, cartografe dell’immaginario”mi è subito scappato un sorriso a metà strada tra lo stupito e il compiaciuto. Quelle strane definizioni solo apparentemente senza senso rappresentano infatti ai miei occhi proprio la conferma della possibilità di scucire l’abito del designer industriale vecchio stampo, per trasformarlo in quello del progettista multi-forme che voglio diventare e che si evolve insieme alle cose del mondo che cambiano. Partecipare a questa edizione del laboratorio di ricerca e co-progettazione XYZ significherebbe mettere da parte le definizioni e navigare la non-linearità del processo non come un ostacolo ma bensì come una sfida di crescita. Imparare a conoscermi meglio come progettista, mettere al servizio di altri ciò che so e nello stesso tempo acquisire nuovi strumenti e ampliare i miei orizzonti progettuali

Carlotta Ritella

↳ Milano

Ciao! Sono Carlotta Ritella una progettista pugliese di 24 anni che vive a Milano da quattro anni. Dopo la mia esperienza del percorso triennale in Design degli Interni presso il Politecnico di Milano ho deciso d'intraprendere il percorso in Design dei Servizi con l'obbiettivo di avere una ruolo attivo nelle sfide sociali che la nostra era ci propone. Attualmente sto lavorando al mio progetto di ricerca tesi che ha come obbiettivo quello di studiare il ruolo del service designer nell'ambito d'incubazione di start-up. Una ricerca esplorativa all'interno del progetto Support Local Businesses Through Design, attraverso il quale la Municipalità di Lisbona vorrebbe incubare nuove realtà in risposta alla crisi economica-sociale dovuta al Covid-19. Mi piacerebbe partecipare al bando XYZ2020 Nòva per applicare, in un contesto reale, le competenze acquisite come pratiche e strumenti di progettazione di servizi, metodi di ricerca e processi di co-progettazione con gli utenti e diversi professionisti. Inoltre sono fortemente interessata al workshop perchè vi è una forte connessione tra spazio fisico e infrastruttura dei servizi, una relazione che riflette un po quello che è il mio percorso didattico. Inoltre sul territorio di Milano ho fatto parte di un' associazione culturale che si occupava di scrittura d'arte ed eventi. Con questo progetto siamo stati parte di un grande macchina, ovvero quello del Tempio del Futuro perduto. Uno spazio abbandonato che oggi è dedicato alla creatività indipendente ed un forte impegno sociale. Questa esperienza mi porta a essere emotivamente connessa e motivata nel progetto Nòva, il quale spero mi dia la possibile di crescere personalmente e professionalmente.

Alessandro Decato

↳ Santa Maria Capua Vetere

Ciao sono Alessandro ho deciso di presentare la mia candidatura per militanza e per motivi di studio. Ho appena concluso un progetto di ricerca dell'Alma Mater presso il Tribunale di Bologna. Sono convinto che rigenerare i beni comuni sia la strada giusta per arginare gli effetti della globalizzazione e vorrei dare il mio contributo a Nova. Prenderò in prestito un libro a me molto caro si tratta di ""La coscienza dei luoghi - Il territorio come soggetto corale"" di Giacomo Becattini: «La coscienza di luogo è un passaggio intermedio per riacquistare la responsabilità sociale e può riaprire la strada a una visione della società che vada oltre il mercato. Ad esempio verso un’economia cooperativa. La quale si fonda su un concetto limpido: la produzione è un fatto sociale e quindi una manifestazione di cooperazione fra soggetti». È il luogo a educare la comunità che lo abita; è il patrimonio di saperi, culture, esperienze, tradizioni a fornire alle persone che vivono in un certo luogo la direzione da percorrere per la crescita, per il proprio arricchimento continuo nel tempo. Giacomo Becattini, uno degli economisti più autorevoli, propone in queste pagine un rovesciamento del rapporto fra produzione e luoghi e ci offre il frutto della sua riflessione più recente, tornando al luogo inteso come matrice e tessuto connettivo dei mondi di vita e della produzione. In questo ribaltamento di prospettiva, l’esperienza dei distretti industriali – sistemi economici locali fondati sulla valorizzazione del patrimonio territoriale – è il primo antidoto alla crisi da gigantismo industriale e finanziario della globalizzazione. L’obiettivo è superare il concetto di settore produttivo attraverso il concetto di coralità produttiva dei luoghi, che affonda le radici non tanto nella storia economica dei luoghi, quanto nella storia della loro cultura produttiva; coralità cui si accompagna la visione utopica di un mondo di scambi solidali fra molteplici comunità di luogo. Quasi a testare la validità del suo approccio da economista, Becattini propone in coda al volume un dialogo con l’urbanista Alberto Magnaghi sul tema «coscienza di classe e coscienza di luogo», in cui la centralità del territorio è trattata, a partire dai due diversi sguardi disciplinari, come matrice patrimoniale di un globale costituito da una moltitudine di mondi locali cooperanti. L’unica strada percorribile, riflette Becattini, «è la costruzione di una, cento, mille, un milione di coscienze di luogo. Qui l’individuo non è perduto nell’ambiente di lavoro, né è succube dell’atmosfera aziendale, ma è parte attiva di una comunità di persone insediate in un dato luogo. Qui, nella dialettica della vita quotidiana, si formano la sua personalità e le regole che governano la coesistenza». È necessario, in questa prospettiva, che l’economia recuperi le sue radici. «Nel corso del tempo – scrive Becattini – si è sviluppata l’idea che il discorso economico ha una natura intima diversa da quella che lo vuole strumento della felicità umana». L’economia deve tornare a essere «quello che era in origine, vale a dire lo studio dell’organizzazione sociale più favorevole alla felicità dei popoli»

Luca Coluccia

↳ Fara Gera d'Adda

È sempre difficile presentarsi, raccontarsi e definirsi per mezzo delle parole agli Altri, ma bisogna provarci. Con questa lettera di presentazione tento di dare vita al mio CV, selezionando le varie sfaccettature del mio passato che mi hanno fatto essere ciò che sono oggi. Fin da piccolo ho sempre amato giocare, correre, non stare mai fermo. Visto che non ero bravo a pallone, optai per l’atletica: era semplice, bastava indossare un paio di scarpe e un passo alla volta macinare km. A causa di alcuni problemi fisici decisi di smettere, ma la passione verso quel mondo rimase: così fondai nel 2015 un blog, chiamato ""Rundom – Run Everywhere"". In quello stesso periodo nasceva un progetto che oggi si chiama ""Funky Lemonade"": una band jazz-funk strumentale composta da 5 elementi, che con ironia e leggerezza fa ballare a ritmo di groove. Queste due esperienze mi hanno permesso di entrare in contatto con persone, luoghi e realtà: incontri e scontri con modi di fare, abitudini e regole, che hanno cambiato in modo decisivo il mio modo di vedere il mondo. Durante l’ultimo anno delle scuole superiori sono entrato a far parte di un’associazione giovanile con sede a Cassano d’Adda (MI), l’Associazione Esco, dove si organizzano dal 2013 eventi di vario tipo: concerti live, spettacoli teatrali, cineforum, mostre d’arte e fotografiche, jam session e stand-up comedy night. Finito il Liceo Scientifico ho deciso di iscrivermi alla Triennale in Filosofia all’Università di Bergamo, dove ho potuto dare sfogo alla mia voglia di pensare! Ho scoperto un ambito di studi molto interessante dove ho affrontato saperi differenti, dalla logica alla metafisica, dalla storia alla politica, dall’antropologia alla pedagogia, che mi hanno permesso di sviluppare un approccio multidisciplinare ai problemi e alle questioni del passato e del presente. In contemporanea agli studi universitari, ho cominciato a collaborare con la redazione del sito web ""Corsainmontagna.it"", un riferimento nazionale per la corsa outdoor. Seguendo dal vivo gli eventi sportivi tra nord Italia e alcuni paesi d’Europa (Galles, Andorra, Austria, Svizzera, Francia, Slovenia), ho incontrato piccole realtà montane capaci di organizzare manifestazioni di notevoli dimensioni, come il paese di Premana (Lc) (2000 abitanti di cui 500 volontari) che nel 2017 ha ospitato un doppio mondiale di Corsa in Montagna, attirando atleti e atleti da circa 30 nazioni. Nell’estate del 2018 ho avuto la possibilità di partecipare a un “Laboratorio di Creatività e Design sperimentale” a cura di Federico Fred Fumagalli. Qui assieme ad altri ragazze e ragazzi abbiamo progettato un’installazione per un festival musicale della zona, la Festa della Magnolia a Inzago (Mi). Per fare ciò abbiamo collaborato con Macao e i ragazzi di Ebony. È stata un’esperienza illuminante: per la prima volta ho sperimentato cosa vuol dire davvero lavorare in gruppo, dalla progettazione iniziale fino alla realizzazione finale. Inoltre aver conosciuto una realtà come Macao mi ha aperto gli occhi, dandomi numerosi spunti di riflessione sui centri culturale e gli spazi di aggregazione. Dovrei aver detto quasi tutto: in quest’anno un po’ anomalo, dove siamo stati tutti costretti a fermarci e a pensare, ho avuto modo di seguire con interesse le riflessioni e le azioni della Scuola Open Source e del sito web CheFare, e quando ho scoperto che quest’anno i Laboratori XYZ si sarebbero tenuti a Novara, ho pensato subito che non mi sarei perso una occasione simile! Fremo dall’idea di incontrare/scontrarmi con altre menti, corpi e idee! Spero di avervi convinto!